In vigna tra mare e cielo

 

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Monterosso

Il terzo e ultimo appuntamento con i vignaioli prevedeva oggi la visita ad una nota cantina di Monterosso. Indossate come sempre le nostre scarpe da trekking siamo arrivati finalmente in vigna dove ci aspettava il produttore.

Qui i campi non sono così frammentati come a Manarola e Riomaggiore, il terreno è tutto di proprietà dei vecchi e si trovano in un unico sito. La coltivazione è per lo più in filari perché più facili da gestire. Il produttore ci dice che si stanno espandendo e hanno trovato nuovi campi, questa volta sparsi, nei quali provare un po’ di sperimentazione. Le vigne sono più o meno vecchie, si passa dai 12 anni del piccabùn (vitigno autoctono) ad altre vigne di trenta e altre ancora di cinquant’anni; il produttore me le indica pieno di orgoglio.

La gestione è familiare e si tramanda da generazioni. Il produttore è timido e per avere informazioni bisogna fare tante domande. Ma quando parla del proprio territorio e del proprio vino allora il volto si illumina, gli occhi splendono dall’entusiasmo e non smette di raccontare la propria esperienza. Anche qui la passione regna sovrana.

Ci racconta che i trattamenti sono pochi e si limitano allo zolfo e al rame, usati solo quando indispensabili; la concimazione è naturale.

Le uve che utilizza sono per lo più bosco (circa il 50%), poco vermentino e albarola, in più utilizza tre varietà autoctone, difficili anche da scrivere e pronunciare: piccabùn, brusapagia e frapelà.

La vinificazione, ci racconta, è simile a quella di un vino rosso: il mosto resta per tre giorni sulle bucce e poco dopo parte la fermentazione spontaneamente, dopodiché viene travasato nelle botti d’acciaio e li rimane almeno sino a giugno. Verso febbraio – marzo parte, sempre spontaneamente, anche la fermentazione malolattica che dona al vino un po’ più di morbidezza e lo stabilizza. Il vino non viene mai filtrato se non prima di essere imbottigliato, con una microfiltrazione, dopodiché si cerca di effettuare un affinamento in bottiglia, ma non sempre si riesce per via della grande richiesta.

La produzione è poca e varia di anno in anno. Il 2018 è un anno ricco per cui ci saranno circa 3500 bottiglie più altre 1200 della nuova sperimentazione.

La vera magia si ha poi quando finalmente si assaggia il vino. Un bellissimo colore dorato intenso che ci richiama la permanenza sulle bucce, al naso fiori maturi, quasi appassiti, come la ginestra; il salmastro esplode sia al naso che in bocca e domina assieme alle erbe aromatiche, elicriso in primis. Un vino che è piena espressione del territorio e soprattutto il risultato di una forte passione e di un grande entusiasmo.

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